Duole chiederselo ma la domanda è legittima. L’opinione pubblica si sta rendendo conto di quello che è in bella vista da decenni ma per molte ragioni non si è voluto vedere. O forse ha fatto comodo non vedere.
Il nome di questo blog nasce proprio da questa domanda, la Giustizia ha un male incurabile? A noi sembra di sì, non possiamo scriverlo dove vorremo e allora abbiamo scelto di farlo qui. Per proteggerci da chi abusa quotidianamente, da decenni, del proprio ruolo, del proprio potere, infangando un’Istituzione pilastro di ogni Stato Democratico.
E’ così che un noto giudice, titolare di fascicoli delicati, va professando e apprezzando le gesta della collega che giudica sui migranti e partecipa a manifestazioni di movimenti politicamente schierati. Perché costui si permette di infangare la toga che porta? Perché sa che resterà impunito.
I controllori sono i controllati e il capo dei controllori non pare aver voglia di controllare un gran che. Tant’é che quando ci fu il caso Palamara – vergognatevi, tutti – il CSM (che forse sta per Centro Smistamento Marchette) non fu sciolto. In fondo perché farlo? Cosa mai era ccaduto di cosi grave da prendere anche solo in considerazione un’intervento deciso di risanamento? Niente. Infatti si continua a smistare.
Così i politici, di ogni schieramento, al solo ventilare di un’indagine diventano indegni, mascariati, e destinatari di rumorose richieste di dimissioni. Benissimo, dimettetevi. Tutti però!
Perché certi magistrati che sono rinviati a giudizio (RINVIATI A GIUDIZIO) per aver violentato i diritti degli imputati (sì caro baffone, parliamo proprio di lei che non doveva far brutte figure) continuano a restare ai vertici della procura (con la minuscola) dove hanno abusato del proprio ruolo (così dicono le indagini) e continuano a lavorare e a giudicare? Perché non vengono messi in aspettativa? Perché non vengono trasferiti a indagare su una pigna di mappe all’Istituto Geografico di Firenze?
Perché pesi e misure diverse? PERCHE’?? i cittadini pur non laureati in giurisprudenza se lo chiedono, iniziano a chiederselo anche i sassi.
Intanto se lo chiede Luca Fazzo nel suo pezzo “chi assolvere e chi condannare“, giornalista che ha già meritato l’attenzione della rivista di Magistratura Democratica (a cui facciamo volentieri il verso) in questa iniziativa “a difesa della Libertà d’informazione“. Chissà se un giorno questa nobile rivista si sentirà in dovere di rilevare, denunciare e chiedere di perseguire comportamenti sovversivi? Ah saperlo…