Misura, moderazione, imparzialità, equilibrio. Quattro parole + quattro astenuti = si torna nella truppa. Fine di un’anomalia e forse di un’epoca.
Si ferma così la carriera di un magistrato che si è fatto interprete distorto di un ruolo tanto semplice quanto importante. Un ruolo ISTITUZIONALE, fondamenta della nostra REPUBBLICA, un ruolo fra le fila della nostra GIUSTIZIA, un riferimento a cui le persone guardano con fiducia assoluta. Un ruolo che si interpreta in un modo semplice: senso della misura, moderazione, imparzialità, equilibrio.
Le quattro cose che sono risultate assenti nella valutazione del PM De Pasquale al rinnovo dell’incarico di numero due della Procura di Milano. Il plenum del CSM lo ha scritto sulla pietra tombale che ha sepolto le ambizioni di un uomo che ha agito talmente tanto fuori dalle righe da riuscire a farsi prendere a calci nel culo anche dal CSM. Un primato, da aggiungere ai tanti vanti.
Parole durissime, invitiamo a leggerle lentamente, fanno più effetto. La Giustizia è uguale per tutti. Anche per lei De Pasquale.
Fabio De Pasquale, procuratore della Repubblica aggiunto presso il Tribunale di Milano, con funzioni semi-direttive requirenti – che gli sono state conferite con delibera del Csm del 22 novembre 2017 e che ha assunto il 20 dicembre 2017 – non è stato confermato nelle funzioni semi-direttive dal plenum del Consiglio superiore della magistratura.
Alla base di questa decisione di non conferma, presa a maggioranza con 23 voti a favore compreso quello del vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, c’è il giudizio negativo sull’operato di De Pasquale che ha rappresentato la pubblica accusa nel processo Eni/Nigeria, conclusosi con l’assoluzione di tutti gli imputati per non aver commesso il fatto.
De Pasquale è sotto processo a Brescia e deve rispondere di rifiuto di atti di ufficio, per non aver depositato atti a favore delle difese nella vicenda Eni/Nigeria. Nei suoi confronti è aperto anche un procedimento disciplinare e uno per incompatibilità ambientale.
In base alla delibera approvata dal plenum e redatta dalla Quinta commissione del Csm, “risulta dunque dimostrata l’assenza in capo al dott. De Pasquale dei prerequisiti della imparzialità e dell’equilibrio, avendo reiteratamente esercitato la giurisdizione in modo non obiettivo né equo rispetto alle parti nonché senza senso della misura e senza moderazione”. “D’altra parte, la pervicacia dimostrata in tutte le sedi in cui è stato chiamato a illustrare il proprio operato è idonea a dimostrare” come “le condotte poste in essere” da De Pasquale “lungi dall’essere contingenti e occasionali, rappresentino un modus operandi consolidato e intimamente connesso al suo modo di intendere il ruolo ricoperto, proiettando, pertanto, un giudizio prognostico negativo sul possesso dei prerequisiti dell’imparzialità e dell’equilibrio anche ai fini della conferma” nel magistrato nelle funzioni semidirettive. Nel dibattito in plenum, si è ricordato come non sia stata messa in in discussione “l’elevato profilo professionale del dottor De Pasquale” ma “il tema dell’equilibrio”. Ci sono stati quattro astenuti. La delibera di non conferma è stata così approvata con 23 voti favorevoli.