domenica, Dicembre 22

Siamo tutti spioni (ndr: basta far carne di porco)

Dopo giorni e giorni di fatiche, passati a scrivere quel che ci viene ordinato (teniamo famiglia…) non possiamo far altro che adorare questo comunicato a cui ci siamo permessi di aggiungere un pezzo al titolo. Il nobile Direttivo non poteva certo scriverlo, e non sappiamo se lo hanno pensato, noi invece abbiamo fatto l’uno e l’altro! Basta far carne di porco.

SIAMO TUTTI SPIONI

Da oltre una settimana leggiamo su tutti i quotidiani ed ascoltiamo in approfondimenti televisivi ampi stralci dell’indagine della Procura di Milano, in cui si contestano accessi abusivi a sistemi informatici, compiuti, secondo l’ipotesi accusatoria, con finalità di “dossieraggio”.

Non entriamo certo nel merito della vicenda processuale, ma dobbiamo stigmatizzare la pubblicazione di intercettazioni telefoniche chiaramente estranee alle imputazioni contestate e in alcuni casi riguardanti soggetti nemmeno coinvolti dall’indagine.

Vengono disattese le disposizioni introdotte con L. 114/2024, violato il divieto di pubblicazione sancito dall’art. 114 co. 2 bis c.p.p. e vanificato il lavoro di selezione operato dal GIP, oggi previsto dall’art. 292 co. 2-quater c.p.p., volto a inserire nel proprio provvedimento solo le conversazioni rilevanti e ad escludere i dati personali dei soggetti diversi dalle parti.

Ormai non sorprende più la facilità con cui circolano atti che dovrebbero rimanere segreti, tanto meno stupisce la sfrontatezza con cui i media disattendono un divieto di legge, di fatto sfornito di un reale presidio. Quello che invece colpisce è il cortocircuito che questa vicenda reca con sé.

Un’indagine penale che riguarda indebite intrusioni nella sfera di riservatezza di centinaia di persone, accolta con enfasi come la risposta dello Stato agli “spioni”, diviene occasione per un “dossieraggio” legale, strumento per alimentare gogne pubbliche, pretesto per soddisfare morbose curiosità.

Sul campo rimarranno i danni per i terzi e per gli indagati, i quali non potranno difendersi rispetto a intercettazioni irrilevanti ed estranee al contraddittorio processuale, che rimarranno scolpite per anni sul web, alla mercè di chiunque. Sul terreno, per l’ennesima volta, resteranno gli strascichi e i condizionamenti che il processo mediatico, condotto senza garanzie e regole, eserciterà sulle delicatissime dinamiche del processo vero, quello che va celebrato nelle aule di giustizia.

Purtroppo non ci aspettiamo che il quotidiano stillicidio s’interrompa. Almeno, però ci venga risparmiata la retorica dell’informazione – la stessa che si lagna dei presunti bavagli alla libertà di stampa – che castiga gli spioni, perché in questa vicenda i ruoli tendono a confondersi.

Milano, 7 Novembre 2024

Il Direttivo