domenica, Dicembre 22

Storari, un pm contro lavoro nero e cosche (che dubitava di Amara)


Qualcuno ha detto che gli dava contro, che complottava, si voleva dar l’idea di uno che lavora nell’ombra. E invece lavora e basta. Ci piace l’opportunità di scrivere una nota di merito su questo disgraziato sito (cit- Dagospia) siamo felici di poter celebrare uno che da l’esempio e chje evidentemente in certe situazioni ci stava stretto tanto da meritarsi l’acceusa strisciente di complottaro.
BRavo Storari, continua a dubitare e lavorare che c’é gente in Italia che queste cose le apprezza davvero… tanto da pensare ma perché non farlo Vice Procuratore capo? Visto che il posto è vacante… Così si potrà davvero urlare al gomplotto!

Il Fatto Quotidiano – È STATO ASSOLTO PER LA CONSEGNA DEI VERBALI DELLA LOGGIA UNGHERIA A DAVIGO

Dall’antimafia al lavoro sottopagato di colossi come Esselunga, Lidl o Armani. Paolo Storari, Pm a Milano, è considerato un gran lavoratore. Oggi è sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia (Dda). Nel corso della sua carriera a Milano ha indagato da un lato sulla ‘ndrangheta dei colletti bianchi, dall’altro sulle multinazionali della logistica, da Dhl a Gls, da Brt ad Aldieri, e sulle case di moda, come il Gruppo Armani. Perché se a valle ci sono operai o rider malpagati, privi di qualsivoglia contributo previdenziale, spostati come merce da una cooperativa all’altra, a monte non si possono escludere fatture false e passaggi di crediti Iva che ingrassano le casse dei committenti e dei loro fornitori. Con queste indagini, in meno di tre anni ha ottenuto il sequestro di quasi mezzo miliardo di euro a molte importanti società. L’ANTIMAFIA l’ha fatta come allievo di Ilda Boccassini, allora a capo della Dda milanese. La sua prima indagine di ENI-CONGO PRESCRITTO, MA NON PER COLPA SUA mafia a Milano, nel 2009, è l’operazione Parco sud. Farà condannare un comitato d’affari collegato alla cosca di ‘ndrangheta dei Barbaro-Papalia di Buccinasco, scovando laloro società cassaforte in via Montenapoleone, la Kreiamo. Più propenso a indagare sulla zona grigia, mette a fuoco contatti e frequentazioni tra politici lombardi e uomini vicini alla cosca, fino a ipotizzare collegamenti con le elezioni europee dei 2009. Nel luglio 2010, indaga la cosca Valle di Vigevano, gente di spessore, estorsori e picchiatori. In poche settimane firma la richiesta di arresto per lo storico blitz Infinito assieme a Ilda Boccassini e Alessandra Dolci, oggi a capo della Dda di Milano. Oltre 150 persone arresta te, migliaia di pagine di annotazioni e intercettazioni che portano a politici regionali e a boiardi della sanità pavese e lombarda. L’anno dopo, mette a segno altre due inchieste clamorose. Con la Redux-Caposaldo sbaraglia la cosca di don Pepè Flachi che fa il bello e il cattivo tempo nei locali della movida e nella gestione dei paninari grazie ad appoggi politici, ma fa arrestare anche un personaggio di prima IL CASO DEI FASCICOLI AL CSM PAOLO Storari è stato poi assolto per aver consegnato a Piercamillo Davigo, allora al Csm, i verbali segreti di Piero Amara grandezza nel panorama mafioso come Paolo Martino, uomo cerniera per gli interessi dei clan reggini su Milano e arrivato sotto la Madonnina per coordinare i futuri affari attorno a Expo. A novembre c’è il bis sui Valle. Qui il nome di rilievo è quello di Giulio Giuseppe Lampada che da un negozio di macelleria nel quartiere Archi di Reggio Calabria arriva a Milano e a suon di denaro incassato con la gestione dei videopoker tiene contatti con giudici e politici anche di livello nazionale. A capo dell’Antimafia c’è ancora Boccassini. Con lei, Storari si occupa di altre due indagini storiche. Quella sulla cosca Bellocco di Rosarno e sull’acquisizione di un colosso dei call center come la Blue Call. Nella seconda, emergono gli interessi di Cosa Nostra sulla Fiera di Milano. Dirà poi Storari, a margine di un’ennesima inchiesta di mafia: “Questa indagine conferma quanto emerso nel corso di molte altre inchieste sui legami tra ‘ndrangheta e imprenditoria in Lombardia: ovvero che sono gli imprenditori a cercare le cosche, e non più viceversa”. Magistrato schivo, è finito suo malgrado sotto i riflettori quando la Procura di Milano si è divisa sulle indagini sulla (presunta) loggia Ungheria perché Storari era in disaccordo sulla gestione dell’inchiesta che, a suo avviso, andava a rilento. E stato poi assolto per aver consegnato a Piercamillo Davigo, allora al Csm, i verbali segreti di Piero Amara he della (presunta) loggia aveva a lungo parlato. Le conclusioni cui Storari era pervenuto (per esempio che Armanna e Amara fossero soggetti non attendibili) hanno poi trovato conferma. In quel periodo difficile era stato anche indicato dalla stampa come il magistrato che avrebbe fatto prescrivere le indagini sugli affari Eni in Congo: anche ín questo caso è risultato chiaro che Storari avesse, in realtà, fatto tutto quanto necessario e che in nessun modo quella prescrizione potesse essergli addebitata.